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DESIDERO RINGRAZIARE

Desidero ringraziare di cuore tutti coloro che sono tornati in piscina dopo la lunga forzata chiusura per cause che ben conoscete. Il rispetto delle nuove regole circa il Green Pass non ha mai creato frizioni e contrasti ed ognuno si è adeguato a ciò che la legge indica. Personalmente, come ho già ribadito in passato, sono un vaccinato che crede nella medicina e nella scienza ma sono anche dell’opinione che i nostri governanti non sono stati capaci di mantenere il giusto clima di consapevolezza e coscienza. La paura è un virus e il suo vaccino è l’informazione. Se un bambino teme che nella stanza ci sia un mostro, bisogna accendere la luce. Io sono il primo a dire che il coronavirus non è un raffreddore, ma questo non significa che sia la peste. Riconoscere l’importanza delle vaccinazioni e poi obbligare le persone a farli per andare al lavoro sembra una contraddizione ma d’altro canto ho la sensazione che se ci fosse un vaccino contro la morte, qualcuno non lo farebbe per paura delle complicazioni………

Spero vivamente che al termine di questo anno 2021 scomparirà ogni perplessità e dimenticheremo (per sempre) i contrasti che si stanno verificando tra le persone comuni.

E poi, diciamocela tutta, non sarà mica la fine del mondo accidenti. Come disse il grande Charlie Brown….”ho fatto il vaccino per la polio e gli orecchioni…..e poi vediamo….cosa ho fatto? Ah, sì, poi ho fatto quello per la scarlattina, la pertosse e il morbillo…poi sono caduto dalle scale!!!!”

 

“Se per ogni sbaglio avessi mille lire, che vecchiaia che passerei”. Luciano Ligabue




SALVE, IMMENSO POPOLO DELL’ACQUARAMA

Salve immenso popolo dell’Acquarama,
e bentornati.

Dicono che gli anni più belli della nostra vita appartengono all’età dell’innocenza. Io non ci credo. Quest’anno e tutti quelli a venire saranno sempre i più belli. Per tutto, per me e per voi. I più belli.

Lunedì 7 settembre riapre la Piscina Acquarama mantenendo invariati gli orari, le abitudini e i vezzi che potrete accertare su www.acquarama.it oppure, se vi va, telefonando allo 057325646 la prossima settimana, per l’appunto aperti solo come segreteria. I dannati costi restano invariati (quasi) a parte l’abbonamento annuale che incrementa 10 “euri”… insomma: poteva andar peggio. Per quanto riguarda i rimborsi dei giorni pagati e non usufruiti per la chiusura forzata vi rimando a piè di pagina.

Questo lungo periodo iniziato i primi di marzo pare non aver fine e in una maniera o nell’altra dobbiamo imparare a coabitarci serenamente, anche e soprattutto perché l’inattivo e l’inutile hanno raggiunto il loro limite, emotivo ed economico. Qualcosa comunque l’abbiamo capita: le certezze sono spesso materiale sdrucciolevole, qualsiasi sia la fonte. I governanti salgono sul trono quando azzeccano una decisione e quando la falliscono si innalzano ancora più in alto, ma sul patibolo.  Gli scienziati (non tutti) deambulano tra i corridoi e le anticamere degli studi televisivi approfittando della visibilità per scrivere librucoli o, ancora peggio, candidarsi per le politiche regionali.
Di chi mi fido? Sempre dei soliti: dei vigili del fuoco, delle forze dell’ordine, di medici e infermieri, dei presidi e degli insegnanti (che a breve verranno messi a dura prova). Mi fido dei ragazzi, di mio figlio e dei suoi amici, mi fido di Martina, Irene, Noemi, Antonio e Francesco e di tutti quegli istruttori che ci mettono il muso, senza lamentarsi e guadagnarci niente oltre al lecito.
E in questo oceano di incertezze la Piscina Acquarama sceglie la via del buon senso, quella asfaltata con materiale concreto: il rispetto delle regole e l’accettazione del fato, che se ci riflettete un attimo, sono due aspetti che regolano la vita di una società responsabile da sempre, con o senza Covid.

Le direttive parlano di mascherine, distanziamenti e igiene delle mani. E così sarà, ma senza inquietudini o esasperazioni. I genitori inoltre potranno assistere alle lezioni di nuoto dai soliti posti. Tanto entusiasmo e passione da parte nostra non verranno mai meno; anzi non vediamo l’ora di cominciare.
Se non altro per il vociare dei ragazzi, per la timidezza di qualche adulto alla sua prima esperienza di corso, per l’affannato respiro di un neonato o per l’eccitazione di un sabato pregara. Tutte emozioni, grandi emozioni, che ci mancano e delle quali personalmente con difficoltà faccio a meno.

E adesso caviamoci il dente e troviamo un accordo per coloro che hanno saldato quote non completamente usufruite.
Quelli che hanno pagato il mese di marzo e non hanno frequentato il mese di giugno come compensazione, salderanno metà quota del primo mese di partecipazione…insomma facciamo a “mezzo”.
Coloro che hanno pagato l’annuale hanno perso circa il 26% della loro partecipazione durante il periodo di chiusura (2 mesi e 18 giorni su 10 mesi). Quindi allo scadere naturale dell’abbonamento pagheranno il 26% in meno del successivo abbonamento annuale, come di consueto dividendolo in 3 rate e senza considerare l’aumento di quest’anno. Esempio: se pagato 460 per l’annuale con scadenza 15 ottobre, dal 16 ottobre potrete rinnovarlo con 340 euro, perché 460 meno 120 (il 26%) = 340.

Spero di essere stato capito e compreso.

Non mi resta che ringraziarvi del tempo impiegato per leggere questa mail, e invitarvi per ogni tipo di info e news a dare una occhiata al sito www.acquarama.it e alle nostre pagine Facebook e Instagram.

Dimenticavo…….

Dicono che gli anni più belli della nostra vita appartengono all’età dell’innocenza. Io non ci credo. Quest’anno e tutti quelli a venire saranno sempre i più belli. Per tutto, per me e per voi. I più belli.

I più belli.




Il Valore della sconfitta

IL VALORE DELLA SCONFITTA IN UN MONDO DOMINATO DALLA VITTORIA

Di FEDERICO

Viviamo in un’epoca in cui la vittoria sembra essere l’unico metro per misurare il successo o l’insuccesso di una persona. Occorre primeggiare, sempre: a scuola, al lavoro, nella vita privata, nel raggiungimento dei propri obiettivi. La sconfitta non è contemplata, l’unico fine sembra essere il vincere. Ecco allora l’importanza capitale del nuoto (e dello sport), quando è in grado insegnare ai più giovani il valore della sconfitta.

Nella nostra società, e soprattutto tra i più giovani, sembra completamente essersi persa la cultura della sconfitta. La sconfitta spaventa, sempre. Spaventano le insufficienze, spaventa il perdere una partita, spaventa il non vincere una gara, spaventa non passare un esame, spaventa l’essere rifiutato a un colloquio di lavoro.

Puntare alla vittoria è ingenuo e fuorviante: la vita di ciascuno si svolge principalmente in un lungo elenco di sconfitte.¹

Imparare a “Saper Perdere”

Non si può vincere sempre e la vittoria non deve mai essere l’unico fine del nostro agire. Questo il nuoto te lo insegna da subito. Te lo insegna sin dalla prima volta in cui entri in piscina, quando ti trovi a dover combattere in un ambiente che non è il tuo: perché all’inizio l’acqua vince e tu sei costretto a “combatterla alla meglio”. Non si impara a nuotare dopo la prima ora in vasca e non si vince alla prima gara.

La sconfitta fa parte del nuoto, così come fa parte dell’uomo e dello sport in generale. Saper perdere significa accettare di non essere ancora arrivati allo stato di forma ottimale, significa accettare che gli avversari hanno fatto una gara migliore, significa accettare di aver commesso un errore durante la gara o durante la preparazione (in vista della gara).

“Il nostro mondo conferisce significato solo alla vittoria e squalifica la sconfitta come qualcosa di degradante, di cui vergognarsi.”¹

La sconfitta non è qualcosa di degradante e non è qualcosa di cui vergognarsi. I media, i fan, i le persone non-sportive, tendono a dare peso solo alle vittorie. Eppure, molto spesso, è delle sconfitte di cui si dovrebbe parlare. Non viste come momento negativo, ma come possibile momento di rinascita sportiva.

Ritornando al nuoto, i risultati in questo sport non arrivano subito e anche quando arrivano poi spesso non segue quel progressivo miglioramento che speriamo. Insomma, la strada nel nuoto, così come nello sport, non è mai in discesa. Occorre allenarsi continuamente, ancora e ancora, anche quando i risultati non arrivano, soprattutto quando i risultati non arrivano. E quando le sconfitte iniziano a incasellarsi una dopo l’altra, occorre non arrendersi:

“La parte migliore della vita si svolge dentro le sconfitte. Nelle sconfitte spesso abbiamo giocato le partite migliori, quelle con più entusiasmo. Sicuramente quelle con più trasparenza, lealtà, amore. Le partite dove eravamo schierati dalla parte giusta, fatalmente le abbiamo perse.

Nessuno vince sempre

La verità è che non esiste nessuno che vince sempre. Nemmeno i più grandi campioni vincono sempre. Il problema è che si tende sempre a esaltare e a parlare solo dei successi, mai degli insuccessi. Tutti parlano degli 8 ori olimpici di Michael Phelps a Pechino, pochi ricordano le sue continue crisi di depressione. Il rischio è quello di creare dei miti che sembrano quasi perfetti, delle macchine che non sbagliano mai, degli eroi che non conoscono altro che la vittoria.

Non è così. È insita nell’animo umano la possibilità di sbagliare: la sconfitta è una caratteristica propria dell’uomo. La sconfitta non è un fallimento. Il vero fallimento si ha quando ci si arrende. Come disse il poeta statunitense George Edward Woodberry:

“La sconfitta non è il peggior fallimento. Non aver tentato è il peggior fallimento.”

Ecco allora che il valore della sconfitta diventa capitale. Bisogna imparare che la sconfitta è una parte integrante della vita di ciascuno. E dopo ogni sconfitta occorre imparare la lezione e rialzarsi a testa alta. Senza arrendersi. Perché si perde davvero solo quando si smette di provarci, quando ci si arrende. Solo imparando il valore della sconfitta, solo preparandoci alla sconfitta, saremo in grado di superarla.

“Il bello della sconfitta sta innanzitutto nel saperla accettare. Non sempre è la conseguenza di un demerito. A volte sono stati più bravi gli altri. Più sei disposto a riconoscerlo, quando è vero, quando non stai cercando di costruirti un alibi, più aumentano le possibilità di superarla. Anche di ribaltarla.”

La vittoria non è l’unico risultato che conta

Nuotando, facendo sport, i giovani imparano che non esiste solo la vittoria. E che la vittoria non è l’unico risultato che conta. Siamo uomini, non siamo robot: si sbaglia, si impara, ci si rialza. L’importante è non smettere mai di allenarsi. Perché la verità è che chi continua ad allenarsi, chi non si arrende, non perde mai.




LOTTE IN CORSIA: VELOCISTI VS FONDISTI

Di SOFIA

Tra velocisti e fondisti corre buon sangue… fino a quando non arriva l’allenamento specifico. Pensavate che il nuoto fosse uno sport pacifico e che gli unici litigi nascessero perché il compagno di squadra che fa il compleanno non porta la torta? Allora non siete mai stati in una squadra che comprende, insieme, velocisti e fondisti! Il nuoto è bello perché è vario: quali sono i reali motivi delle dispute, oltre le sostanziali differenze dell’allenamento?

Il nuoto è ufficialmente sport olimpico dal 1896 ma, a dire il vero, esiste un lato di questa disciplina che sembra assumere connotati medievali: la divisione tra velocisti e fondisti ricorda quella delle casate dei secoli bui, sia per la netta separazione che per il “patriottismo” dei membri delle fazioni.

Tra velocisti e fondisti corre buon sangue… fino a quando non arriva l’allenatore che, dritto e fiero dietro al blocchetto di partenza, con il cronometro saldamente tenuto in mano, dice “oggi allenamento specializzato: dividetevi in velocisti e fondisti.”

Si sente lo scrosciare dell’acqua a causa dei repentini spostamenti di corsia; in questo trasloco, una pinna viene malamente abbandonata sul fondo della vasca e qualche goccia di integratore si mischia al cloro.

Il coach pronuncia quella frase, quell’incantesimo, e la vasca viene totalmente stravolta per assumere una nuova disposizione.

I velocisti sghignazzano perché non dovranno affrontare dure ripetute da 200 metri (ma non significa che il loro allenamento sarà meno pesante) e i fondisti che, sconsolati, lanciano occhiate fiammeggianti ai loro compagni e attendono inesorabilmente di ascoltare una serie che non finisce mai.

Ogni nuotatore è diverso dall’altro. Come due fiocchi di neve, non si trovano due nuotatori che abbiano la medesima struttura fisica, composizione muscolare e attivazione nervosa.

A seconda della naturale predisposizione verso gare più o meno lunghe, viene effettuata la divisione in velocisti (gare da 50 e da 100) e in fondisti (dagli 800 in su). Esiste un’altra stirpe, quella dei mezzofondisti, le cui specialità sono i 200 e i 400 metri.

I 400 si avvicinano più al fondo mentre i 200, la distanza tecnicamente più difficile da nuotare, con molte controversie vengono attribuiti alla velocità mentre diverse scuole di pensiero li vedono sfumare verso il fondo.

Ciò non cambia il sunto del discorso che verte sull’attitudine di nuotare diverse distanze, ed è un istinto innato che si specializza nel tempo.

Scopri di appartenere a una delle due categorie sulla falsariga del “appello Parlante di Harry Potter, solo che al suo posto c’è il tuo allenatore che è comunque uno stregone, e infatti qualcosa di magico, in lui, è presente.

Non solo perché è in grado di pronunciare quell’anatema che stravolge una piscina, ma anche perché compie piccole magie ai suoi atleti riuscendo a farli migliorare di volta in volta con costanza.

Anche se uscire vivo da un 400 misti, più che un incantesimo, è un miracolo.

Esistono però moltissimi fattori che, sia durante sia alla fine dell’allenamento, scatenano controversie più o meno accese; tre delle quali sono un must di ogni squadra:


1. Uscire dalla vasca

I nuotatori non sono persone superficiali. Sono dediti al sacrificio ed esistono varie motivazioni che li spingono a nuotare, ogni giorno, avanti e indietro su una striscia nera. Ma per tutti, uno dei momenti più belli, attesi e simbolici, è uscire dalla vasca.

Sebbene la piscina sia ormai un habitat naturale per il nuotatore e quest’ultimo sia pazzamente innamorato del proprio sport, uscire dalla vasca è il vero obiettivo quotidiano.

Uscire dalla vasca non soltanto decreta la fine del massacrante allenamento, ma simboleggia anche la doccia calda subito dopo, tornare a casa e, perché no?, riposare – insomma, uscire dalla vasca è un momento sacro e agognato da tutti i nuotatori, che trascende dalle inclinazioni di quest’ultimi.

Proprio perché è così importante, il fatto che i tuoi compagni di squadra velocisti abbiano ultimato il loro lavoretto – perché poche ripetute da 25 e 50 metri non sono degne di essere classificate come lavoro centrale – e stiano uscendo dalla vasca mentre tu, povero e desolato fondista, hai ancora da ultimare un chilometro e mezzo di soglia… È distruttivo.

“È tutta invidia” diranno i velocisti.

“Avete ragione” ribatteranno i fondisti. Seguono poi insulti e imprecazioni che i velocisti non sono in grado di sentire, poiché sono già in spogliatoio ad asciugare i capelli.


2. I turni in palestra

Conseguentemente al lavoro svolto in acqua, anche in palestra vi sono lavori diversificati.

Questa volta la bandiera della vittoria è agitata dai fondisti che, in quanto mettere troppa massa muscolare è ostacolante per le prestazioni, non devono passare intere ore rinchiusi in quattro anguste mura in compagnia di attrezzi per il weightlifting.

Non è soddisfacente quanto uscire dalla vasca, ma anche uscire dalla palestra lasciandoti alle spalle chi dovrà ammazzarsi ancora di leg press e altri mille attrezzi ha un suo perché.

Fuori è buio ed è tardi. Due membri della stessa squadra dormono beatamente. Il fondista lo fa nel suo morbido e tiepido letto, il velocista… lo fa sulla panca piana, dura e stretta che, dopo l’ennesima ripetuta di forza-veloce, sembra il più adatto giaciglio per conciliare il sonno.


3. I pomeriggi di gare

Che siano Criteria nazionali giovanili o il Meeting provinciale, una corretta organizzazione vuole che le gare siano spalmate abbastanza uniformemente durante i due o più giorni di gare.

Anche se, qualsiasi combinazione probabilistica si provi, ci saranno sempre due gare attaccate – è la legge di (Ryan) Murphy dei nuotatori – che consentiranno il riposo massimo di un quarto d’ora tra una e l’altra.

I velocisti e i fondisti piangono entrambi con un occhio solo. I 50 e i 100 si svolgono quasi esclusivamente al mattino ed è una tragedia tuffarsi in acqua, spesso congelata, alle sette del mattino per riscaldarsi.

D’altro canto, gli 800 e i 1500 sono sempre durante l’ultima sessione di gare, ed è frustrante gareggiare quando tutti i tuoi compagni di squadra hanno già finito, in specialità che non sono proprio una passeggiata.
Insomma, si è tutti sulla stessa barca, ma le provocazioni e i battibecchi tra i due schieramenti non mancheranno di certo.

Che siano 50 metri stile libero o 25 chilometri in mare, al nuoto non importa: questo sport è in grado di andare oltre. Esistono cose più importanti come l’amicizia, il rispetto tra compagni di squadra e la sana rivalità, ed è meglio focalizzarsi su problemi più concreti. Ad esempio: chi mi presta lo shampoo?




9 SUGGERIMENTI DI COMPORTAMENTO ALL’INTERNO DI UN IMPIANTO SPORTIVO CHE DIFFICILMENTE TROVERAI NEI REGOLAMENTI INTERNI.

Sarebbe consigliabile
controllare le scarpe prima di entrare nell’impianto. Se sono infangate di
terra un paio di passi pestando con forza il suolo magari impedirebbe che venga
lasciata una lunga scia di terra all’ingresso.

I copri
scarpe andrebbero indossati sempre evitando che il personale richiami
continuamente coloro che tentano di sgattaiolare all’interno degli spogliatoi
senza le coperture. È un diritto e un dovere degli utenti pretendere questa
direttiva.

I cappotti,
le giacche a vento e i soprabiti andrebbero appesi all’esterno degli spogliatoi
(soprattutto dei genitori) evitando di occupare grandi spazi negli
appendiabiti.

L’ingresso
negli spogliatoi sarebbe consentito al massimo 15 minuti prima della lezione e
30 minuti dopo il termine dell’attività svolta.

Le borse
sportive non andrebbero mai abbandonate sulle panchine per tutta la durata
dell’attività altrimenti l’utenza che si trova nello spogliatoio non trova
posto per accomodarsi. Usate gli armadietti e il portaborse sopra la panchina.

Sarebbe
meglio utilizzare ciabatte sufficientemente pulite nei locali dell’impianto e
gli appositi cestini per i rifiuti di qualsiasi genere.

Non si
mangia negli spogliatoi.    Per igiene, educazione,
rispetto verso i compagni. Non è un consiglio.

Non si dovrebbe
circolare nudi negli spogliatoi (adulti). Non c’è bisogno di spiegazione.

Il genitore
non dovrebbe entrare nelle docce per aiutare il bimbo a lavarsi. Lo sostiene,
lo incita, lo sprona ma il bambino deve essere preparato a fare la doccia da
solo. Il consiglio comprende anche l’attività in piscina e il genitore non dovrebbe
sostare sul piano vasca per infilare le ciabatte e l’accappatoio; se in bimbo è
pronto per imparare a nuotare lo è sicuramente anche per indossare ciabatte e
accappatoio da solo. Il nuoto è uno sport è come tanti altri sport una delle
finalità è la conquista dell’autonomia di se stessi. Lasciate che imparino a
cambiarsi, lavarsi da soli perché’ è una esperienza formativa importante. Le prime
volte perderanno un po’ di tempo e combineranno qualche guaio ma in breve tempo
diventeranno più indipendenti e sicuri di se’.      




20 FRASI CHE UN GIOVANE ATLETA VUOLE SENTIRE DAL SUO COACH

20 FRASI CHE
UN GIOVANE ATLETA VUOLE SENTIRE DAL SUO COACH

Di NUOTOUNOSTILEDIVITA

L’allenatore svolge un ruolo di primo piano nello sviluppo e
nella crescita dei nuotatori, sopratutto dei più giovani. Di fatto quello
dell’allenatore è un ruolo fondamentale nella formazione di uno sportivo, a
livello fisico, tecnico e psicologico: in questo articolo riportiamo 20 frasi
motivazionali che qualsiasi giovane atleta ha bisogno di sentire dal suo Coach.

Energia, autorevolezza, determinazione, capacità
comunicativa, e conoscenze tecniche sono solo alcune delle qualità che un buon
allenatore deve possedere. Occorre instaurare un rapporto di fiducia reciproca,
di rispetto, di empatia. Abbiamo così deciso di raccogliere 20 frasi che un
allenatore non deve mai dimenticare di dire ai propri atleti e in particolare
ai più giovani che vedono nel nuoto non semplicemente uno sport, ma anche e
sopratutto un modo di crescere a livello un individuale, aumentando la fiducia
in sé stessi

  1. Ecco la nostra lista:
  2. Sono fiero di te
  3. Ottimo lavoro
  4. Non mollare
  5. Credo in te
  6. Continua così
  7. Mi hai impressionato
  8. Ce la puoi fare!
  9. Cerca di dare il tuo meglio
  10. Eccezionale!
  11. Ispira la tua squadra
  12.  Devi
    essere fiero del tuo lavoro
  13.  Supporta
    i tuoi compagni
  14.  Grazie!
  15.  Credi in
    te stesso
  16.  Non
    preoccuparti di fare errori
  17.  Continua
    il bel lavoro che stai facendo
  18.  Continua
    a crescere
  19.  Puoi
    sempre contare su di me
  20.  Sii te
    stesso
  21.  Sei stato
    eccellente

Lo sport praticato dai più giovani deve farli crescere a
livello individuale, deve farli sentire parte integrante di un progetto. In
questo progetto il coach svolge un ruolo estremamente importante e decisivo.
Queste 20 frasi vogliono essere una sorta di vademecum per gli allenatori di
tutti gli sport … perché non si dimentichino mai di quanto sia importante il
lavoro che svolgono sui più giovani. Non gli stanno semplicemente insegnando
uno sport, li stanno forgiando per la vita.

“I campioni non si fanno nelle palestre. I campioni si
fanno con qualcosa che hanno nel loro profondo: un desiderio, un sogno, ma per
raggiungere il tuo obbiettivo hai bisogno di qualcuno che creda in te, che si
metta in gioco e veda in grande dentro i tuoi occhi e dentro le tue bracciate.
L’allenatore non è semplicemente quello che sta di fianco al blocco e ti dice
cosa fare. Un allenatore diventa un po’ come un papà, a volte buono a volte
cattivo, che ti urla addosso quando hai bisogno di una scossa e che ti
abbraccia quando sa che ce l’hai messa tutta. L’allenatore diventa il tuo
migliore amico in vasca, quello che ha sempre le parole giuste e gli
allenamenti più duri, si dice che il 95% del risultato sia dell’atleta, dovuto
alla sua maturità psico-fisiologica, ed il 5% dell’allenatore. Però questo 5%
ha un peso impressionante: l’atleta e l’allenatore sono come una cassaforte e
la sua combinazione.”




UN ARTICOLO CHE NON AVREMMO MAI VOLUTO SCRIVERE

UN ARTICOLO CHE NON AVREMMO MAI VOLUTO SCRIVERE

Di nuotounostiledivita

“Il Tribunale nazionale antidoping ha squalificato per quattro anni Filippo Magnini per la violazione dell’articolo 2.2 del codice WADA (World Anti-Doping Agency) per tentato uso di sostanze dopanti.” La sentenza è stata emessa ieri pomeriggio e io ci ho messo un po’ per metabolizzare la notizia, passando attraverso differenti stati d’animo: delusione, rabbia, amarezza. Poi ho deciso di prendere cuffia e occhialini e sono andato a nuotare e ho realizzato una cosa in particolare: a prescindere dalla condanna, il nuoto italiano da questa situazione esce sconfitto. Ecco perché questo è un articolo che non avrei mai voluto scrivere.

Il Tribunale nazionale antidoping ha squalificato per quattro anni Filippo Magnini per la violazione dell’articolo 2.2 del codice WADA (World Anti-Doping Agency) per tentato uso di sostanze dopanti. La sentenza arriva a conclusione dell’indagine antidoping che si è mossa dall’inchiesta penale della Procura di Pesaro sul medico Guido Porcellini (ex dietologo e mentore del capitano del nuoto azzurro). L’atleta azzurro è stato invece assolto dai seguenti capi:

Favoreggiamento (articolo 2.9)

Somministrazione o tentata somministrazione di sostanza vietata (articolo 2.8)

In questo articolo, però, non ricostruirò passo l’indagine che ha portato alla condanna di Re Magno (POTETE LEGGERE LA RICOSTRUZIONE QUI), bensì proverò a dare un commento a questa triste vicenda che rischia di andare a macchiare in maniera indelebile il nuoto italiano.

Io con Filippo Magnini ci sono cresciuto: avevo 10 anni quando ha vinto il primo oro, velocista io e velocista lui, è stato sempre un esempio da seguire, un idolo da imitare. Lui, storico capitano della nazionale azzurra, ha fatto crescere un’intera generazione di nuotatori… e non è un caso che sia stata proprio una sua foto la prima immagine profilo della nostra pagina Facebook.

Insomma, quando ieri ho letto la sentenza è stata una sberla… ma la delusione ha presto lasciato spazio alla rabbia leggendo i titoli degli articoli che sono iniziati a uscire a raffica sul web: “dannazione, non si parla mai di nuoto e oggi deve essere in prima pagina ovunque” è stato il mio pensiero fisso per tutta la serata. Poi ho deciso di analizzare la questione in modo razionale, traendo alcune conclusioni.

Partiamo dalle parole di Filippo Magnini di ieri pomeriggio: “È una sentenza che era già scritta e per questo sono incazzato nero. Il procuratore Laviani mi ha detto a processo sbattendo i pugni sul tavolo: `Basta, ormai è una questione personale´. Parliamo di un accanimento, di una forzatura. Non ci sono prove, anzi le prove dimostrano il contrario. Faremo sicuramente ricorso”.

Ma è davvero così?

Nella sentenza di ieri non si parla né delle presunte sostanze che Filippo Magnini avrebbe tentato di utilizzare, né ci sono prove che abbia avuto effettivamente con sé sostanze dopanti che avrebbe poi potuto tentare di utilizzare, né tanto-meno vengono presentate prove circa l’utilizzo effettivo di sostanze dopanti. Anzi, la maggior parte delle prove sembrano remare contro a queste supposizioni. Le prove presentate dalla Procura sono esclusivamente delle intercettazioni, e nello specifico:

un colloquio di Magnini con Santucci sulla fornitura di certi “funghi”;

la richiesta a Guido Porcellini di inviargli certi “dati per il mio amico”;

una frase – contestata nell’interrogatorio di aprile – in cui Magnini, rivolgendosi a Santucci, parla dell’inutilità di andare al Mondiale senza assumere i prodotti indicati dal medico amico (fonti/approfondimenti)

Facciamo il punto: l’articolo 2.2 del codice WADA è chiaro e si riferisce sia al consumo sia al tentato consumo di sostanze dopanti. Filippo Magnini è stato quindi squalificato per 4 anni per tentato consumo di sostanze dopanti.

4 anni

Veniamo alla pena: una squalifica di 4 anni. Ma come 4 anni? Pensiamo ai casi italiani: nel 2012 Alex Schwazer, trovato positivo all’eritropoietina, viene squalificato per 3 anni e 6 mesi. La sua compagna, Carolina Kostner, viene invece squalificata per 1 anno 4 mesi per complicità e omessa denuncia. Com’è possibile che un caso di doping subisca una pena inferiore rispetto a presunto tentato consumo?

Ma i confronti non finiscono qui: andando a scorrere tra i casi più eclatanti di doping nel nuoto troviamo: nel 2006 Oussama Mellouli che viene trovato positivo all’anfetamina e viene squalificato 1 anno e 6 mesi, mentre nel 2013 Yulija Efimova viene trovata positiva allo steroide deidroepiandrosterone e viene squalificata 1 anno e 4 mesi…

Insomma, la condanna inflitta a Filippo Magnini è 2 volte maggiore rispetto a quella inflitta in passato a nuotatori che sono stati trovati positivi. La condanna sembra essere a tutti gli effetti “esagerata e ridicola”, riprendendo le stesse parole usate da Re Magno.

Le conseguenze

Magnini l’addio al nuoto l’aveva dato ormai un anno fa, ma questa condanna rischia di andare a macchiare la sua carriera, soprattutto agli occhi di chi non prova nemmeno lontanamente ad approfondire la questione. Ecco allora che il nuoto italiano subisce una grave sconfitta, perché Magnini, innocente o presunto tale, era un punto di riferimento, un simbolo, un’autorità. E quando una figura del suo calibro finisce sulle prime pagine dei giornali a fianco di parole come squalifica e doping, a risentirne è tutto il movimento natatorio.

Ci uniamo quindi al messaggio della Federnuoto espresso con un comunicato stampa nella giornata di ieri: “La Federnuoto esprime fiducia negli organi preposti a prevenire, combattere e perseguire il doping. Il percorso giudiziale che coinvolge Filippo Magnini e Michele Santucci ha espresso solo il primo verdetto e potrebbe proseguire. Pertanto la Federnuoto chiede il massimo rispetto nei confronti degli atleti, auspicando che riescano a dimostrare la loro estraneità alla vicenda in ulteriori sedi.”




ATIE LEDECKY – LA REGINA DELLO STILE LIBERO MONDIALE

KATIE LEDECKY – LA REGINA DELLO STILE LIBERO MONDIALE

Kathleen Genevieve Ledecky, (conosciuta da tutti come Katie Ledecky) è una nuotatrice statunitense, primatista mondiale dei 400, 800 e 1500 m stile libero. Nonostante la giovane età (classe 1997) è considerata la più forte stileliberista della storia del nuoto.

Katie Ledecky nasce a Washington il 17 marzo 1997. Nel 2012 si qualifica per gli 800 stile dei Giochi Olimpici di Londra, divenendo – con i suoi soli 15 anni – la più giovane atleta olimpica statunitense di sempre. Il 3 agosto 2012 vince la finale degli 800 sl e si laurea campionessa olimpica. Il suo crono di 8’14″63, è il secondo crono mondiale di tutti i tempi, dietro solamente a quello di Rebecca Adlington.L’anno successivo, ai Campionati Mondiali di Barcellona, Katie riesce ancora una volta a lasciare tutti a bocca aperta. Partecipa a 4 gare e vince altrettante medaglie d’oro, realizzando ben 2 record del mondo individuali e stabilendo il nuovo record del mondo nella 4×200 stile.L’unico primato che non riesce a portare a casa è quello dei 400 stile che rimane a Federica Pellegrini. Solo momentaneamente: basterà un anno di lavoro per raggiungere e superare il limite imposto dalla divina, di fatto ai giochi PanPacifici del 2014 la giovane Katie riesce a mettere le mani anche su quel record.Ai Mondiali di Kazan 2015 tenta un’altra impresa impossibile: conquistare una medaglia in tutte le distanze dello stile dai 200 m ai 1500 m. Partecipa così a 4 gare individuali oltre che alla staffetta 4×200 e porta a casa 5 medaglie d’oro, oltre a 2 record del mondo e 2 record dei campionati.È il 5 agosto il giorno in cui vincendo l’oro nei 200 m stile libero (con soli 0.16 centesimi di vantaggio su Federica Pellegrini), diventa a soli 18 anni la prima nuotatrice in assoluto ad aver vinto 4 ori mondiali, in 4 differenti distanze dello stile libero nella stessa edizione dei campionati: la giovane statunitense diventa una leggenda.Dimostrandosi abile non solo sulla distanza ma anche nella velocità, Katie Ledecky entra definitivamente nell’olimpo del nuoto mondiale. Ai Giochi Olimpici di Rio 2016 partecipa a 5 gare e vince 3 ori individuali (200, 400 e 800 sl) un oro in staffetta (4×200 sl) e infine un argento nella 4×100 stile, Katie stabilisce anche due nuovi record mondiali nel 400 e negli 800 sl.L’anno successivo, ai Campionati Mondiali di Budapest, la giovane stella statunitense vince altri 5 ori (nei 400, 800 e 1500sl, e nelle staffette 4x100sl e la 4x200sl), mentre arriva la sua prima sconfitta in gara individuale: nei 200sl è solo argento dietro all’azzurra Federica Pellegrini. A soli 20 anni il palmares di Katie Ledecky vanta 6 medaglie olimpiche e 15 medaglie mondiali, primato dopo primato, oro dopo oro, Katie è senza dubbio la regina indiscussa dello stile libero mondiale.




VITTORIE & SCONFITTE TRA LE CORSIE DI UNA PISCINA

VITTORIE & SCONFITTE TRA LE CORSIE DI UNA PISCINA

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Vittoria e sconfitta sono parti integranti della vita di ciascun nuotatore. Stanno a fondamento dell’agonismo inteso come impegno e spirito di competizione nello svolgimento di una gara. Tuttavia, mentre si evidenzia sempre l’importanza dell’esperienza della vittoria come motivazione positiva per lo sviluppo e la crescita di un atleta, troppo spesso si dimentica il valore intrinseco delle sconfitte.

Vincere una gara è importante ma non può essere considerato l’unico obiettivo di un nuotatore. Anzi, l’obiettivo principale deve essere il proprio progresso, un miglioramento che deve essere continuo e costante.

Un miglioramento che può essere a livello cronometrico, nello stile di nuotata, nella gestione della gara… Un miglioramento che deve essere la meta ultima di ciascun atleta. La sfida più importante in uno sport come il nuoto è la sfida contro sé stessi.

Occorre sempre cercare di raggiungere e superare i propri limiti, e quando non ci si riesce non bisogna arrendersi, ma bisogna riprovare ancora e ancora, allenamento dopo allenamento, vasca dopo vasca.

Occorre imparare che la sconfitta è una tappa fondamentale nel cammino di formazione di ogni atleta. È un tassello che rimane lì a ricordarci che non siamo ancora arrivati. Che bisogna ancora lavorare. Ancora e ancora. È la sconfitta a forgiare l’animo dei grandi campioni. Insomma, occorre imparare a perdere. Sarà questa la prima vera grande vittoria di ogni agonista.

“La nostra gloria più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarci ogni “volta”

Nelson Mandela

Il nuoto ha uno straordinario potere educativo: molte delle lezioni che impariamo nuotando le vediamo poi riflesse nella vita di tutti i giorni; ed è proprio quando ci troviamo sulla terraferma che ci accorgiamo che il nuoto, oltre che essere uno sport, è un importantissimo stile di vita.




9 COSE CHE FANNO I NUOTATORI DURANTE L’ALLENAMENTO

Posted by nuotounostiledivita

Cosa fanno i nuotatori mentre si allenano? Quali strani pensieri si nascondono sotto la loro cuffia? Ecco 9 cose che fanno (o pensano) tutti i nuotatori (ma proprio tutti) durante l’allenamento: sei pronto a scoprire quali sono?

  1. CANTICCHIANO SOTT’ACQUA

Basta ascoltare una canzone durante il tragitto in pullman o in macchina e non riusciremo più a toglierci le sue note dalla testa. Passeremo l’allenamento a canticchiare il suo ritornello. Capita spesso, troppo spesso.

  1. PENSANO AL CIBO

Il nuoto rende i nuotatori degli esseri che sono sempre, costantemente, continuamente, quotidianamente, incessantemente AFFAMATI. Durante l’allenamento pensiamo al cibo, a cosa c’è nel frigo, a cosa mangeremo appena arrivati a casa. La fame è un continuo tormento (se così lo si può definire) per tutti i nuotatori.

  1. SI DIMENTICANO A CHE VASCA SONO

Capita a tutti: arrivati a metà esercizio, nel bel mezzo della virata, immersi in una moltitudine di svariati pensieri… non ricordiamo più a quale vasca siamo arrivati. Non ci resta che affidarci al nostro compagno di squadra che sta guidando l’esercizio, nella speranza (spesso remota) che almeno lui non se lo sia scordato. (→ vedi punto 9)

  1. SI DOMANDANO: “MA COSA CI FACCIO QUI??”

Perché sono qui? Ma chi me l’ha fatto fare? Perché non sono rimasto a casa sul divano a vedermi Netflix?! Allenamenti che non hanno mai fine, centinaia di vasche ripetendo gli stessi identici movimenti, l’acqua gelida (soprattutto in inverno), la sveglia presto la mattina, le orecchie tappate. Il problema è che di questo sport non possiamo farne a meno: anzi, il realtà il nuoto lo odiamo, ma lo odiamo così tanto da amarlo.

  1. CERCANO DI CORROMPERE L’ALLENATORE

“Oggi è il terzo martedì di un mese dispari di un anno pari, secondo me l’allenamento dovrebbe essere meno intensivo del solito, non trovi?” … “Giuriamo che se ci fai uscire 15 minuti prima la prossima volta portiamo una buonissima torta al cioccolato da mangiare tutti assieme” … “Ok, una buonissima torta al cioccolato solo per te”: tutti, almeno una volta nella vita (o una volta per ogni allenamento?), abbiamo provato a corrompere il nostro allenatore… pochi (o forse proprio nessuno) ci sono riusciti per davvero.

  1. SCORDANO SE SONO PARTITI A ROSSO SUL SESSANTA O A VENTI GIALLO

Ma siamo partiti a rosso sul sessanta o a venti giallo? Ma non era verde sul quaranta? Ma di pausa erano 10 e 5 secondi? Damn. I nuotatori quando si allenano scordano. Scordano un po’ qualsiasi cosa: come si chiamano, da dove vengono, chi sono, a quante vasche sono, quando sono partiti, quando sono nati.

  1. PENSANO A QUALSIASI COSA

“Mamma che fredda l’acqua oggi… che bello il film di ieri sera… ho fame, dopo voglio la pizza… devo ricordarmi che sabato ho promesso a Chiara di uscire… che mal di testa… che mal di mare… ma quando finisce questo esercizio?… tra un po’ affogo… che fame… sono morto? sono vivo?… aiuto… sono uno squalo… ma a quante vasche sono?!”. (→ rivedi punto 3)

  1. FANNO FINTA DI AGGIUSTARE GLI SVEDESI PER AVERE UN PO’ DI RIPOSO EXTRA

“Mamma che noia questi occhialini: ogni volta che inizia il set centrale, tac, si rompono. Ma è mai possibile? sembra che facciano quasi apposta.” Eh, forse (ma dico forse) è proprio così (che poi capita che l’allenatore ti faccia iniziare a nuotare senza, e lì poi ci si diverte assai

  1. ARROTONDANO PER DIFETTO (o per eccesso) IL NUMERO DI VASCHE (perché si sono ancora dimenticati a che punto dell’esercizio sono)

Alla fine capita che tra tutte le volte che arrotondiamo per difetto o per eccesso nel corso della vita finisce che abbiamo fatto complessivamente tutti gli allenamenti precisi (forse).