Swimming Story

Swimming Story

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Swimming Story di Barbara

Posted by nuotounostiledivita

 

“Ci sono alcuni che si innamorano del nuoto da bambini. Altri che per qualche motivo iniziano a odiarlo, ma poi ritrovano l’amore perduto. Infine ci sono certi che nuotando scoprono un amore che era rimasto sempre nascosto. Io ho sempre amato l’acqua, ma  la mia storia col nuoto inizió col piede sbagliato.

Erano gli anni Novanta, partecipavo al corso delle elementari. Ricordo l’odore pungente di cloro. Un continuo far vasche, ignorando la tecnica. Ricordo la stanchezza, la nausea, e la fatica a respirare. Il dolore dopo aver sbattuto la faccia sull’acqua dopo un tuffo dal blocchetto – quando non sapevo tuffarmi. L’ istruttore arrabbiato, e la sua ossessione per lo stile libero – mentre la mia passione era la rana. Arrivai a fingermi malata, pur di non fare il corso che odiavo.

Passarono gli anni. Durante l’estate facevo qualche vasca nella piscina del condominio, ma di corsi non ne volevo sapere. Guardai le Olimpiadi di Sydney in tv, rimasi affascinata dalla fluidità e naturalezza del movimento di nuotatori come Thorpe, Fioravanti e Popov. Mi trasferii in Australia per l’Università. La piscina divenne un luogo dove fuggire dallo stress e rilassare la mente. Su suggerimento di un mio amico, nuotatore elite, mi iscrissi ad un corso di “stroke correction” dove gli istruttori fantastici mi ribaltarono la tecnica. Passai più tardi ai Masters.

Cosí, alla veneranda età di 25 anni, gareggiai nella mia prima gara, 50m rana. Crampi allo stomaco, adrenalina alle stelle! Poi la partenza, e tutta la tensione si sciolse nell’acqua. Il nuoto divenne una grande passione, mi rendeva felice. Sognai di gareggiare ai Mondiali Masters, ma ero ancora troppo lenta. Quante volte la sveglia scattava alle 4:30 del mattino e pensavo “noooo!”. Volevo restare a dormire, ma mi trascinavo dal letto per andare in vasca, ancora buio pesto, per poi trascorrere 12 ore al lavoro, spesso con i muscoli dolenti. Ma questa volta non c’era più un pessimo istruttore. Il mio team era il mio supporto, i miei coach le guide, l’acqua mia amica, ed IO ero in controllo.

Alla fine mi trovai lí, in una atmosfera surreale, ai Mondiali Masters di Montreal. Disintegrare i miei tempi personali nella rana fu la ricompensa alla lunga preparazione! Vi furono momenti di tristezza nel pensare cosa avrei potuto raggiungere se avessi iniziato a gareggiare da piccola. Mi conforta quello che disse Ian Thorpe, “Perdere non significa arrivare secondo. É uscire dall’acqua sapendo che avresti potuto fare meglio”.

Con la determinazione, sto ancora migliorando e mentre scrivo questo, mi preparo ai prossimi Mondiali Masters. Bisogna sempre dare il meglio di se stessi. In questo modo, sarai sempre un vincitore, nel nuoto e nella vita.”

 

– Barbara

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